


Una scelta voluta
Abbiamo ripensato e riprogettato le tecnologie BCI tradizionali per renderle più compatte e portatili. Per raggiungere questo obiettivo, abbiamo ridotto gli step hardware, concentrandoci sulle funzionalità essenziali e delegando al software le operazioni eliminate dall'hardware, garantendo così efficienza e prestazioni ottimali.
A.N.D.R.E.A. si sviluppa in due versioni distinte: la prima integra tecnologie avanzate per un'interazione profonda, capace di acquisire e monitorare una vasta gamma di parametri, garantendo massima precisione e un'affidabilità il cui potenziale è ancora da esplorare completamente.
La seconda versione, completamente esterna, adotta un approccio più orientato al software, destinato al monitoraggio di condizioni meno gravi e meno complesse.
Il nostro obiettivo è offrire a chiunque la possibilità di sentirsi protetto e sicuro, abbattendo le barriere del timore e dei disagi per chi vive con malattie."
BCI
Le Brain Computer interface sono argomento conosciuto nel mondo delle applicazioni neurologiche. Con A.N.D.R.E.A. ci siamo concentrati su una ricostruzione hardware completa che potesse delegare al software operazioni come ad esempio il filtraggio del filtraggio del segnale e la divisione di banda. Questo ci ha consentito di ridurre notevolmente lo spazio dedicato ai componenti riducendo le dimensioni.
EEG nella prima versione di A.N.D.R.E.A.
Abbiamo ripensato l'approccio tradizionale all'elettroencefalografia, sviluppando una nuova concezione di elettrodo per l'acquisizione dei segnali encefalici. Nella sua prima versione, A.N.D.R.E.A. utilizza elettrodi innovativi, progettati per un inserimento profondo e discreto, che sono impercettibili per l'utente. La peculiarità di questi elettrodi risiede nella loro capacità di rilevare i potenziali cerebrali su tutta la loro lunghezza, e non solo in un singolo punto, come avviene nei tradizionali elettrodi. Questo tipo di elettrodo funziona come un sensore resistivo distribuito: la variazione di resistenza lungo il suo asse consente di mappare l’attività elettrica cerebrale in modo continuo e perimetrale, permettendo una lettura più accurata delle diverse aree del cervello stimolate. L'elettrodo non agisce come un semplice punto di lettura, ma come una superficie che risponde in modo variabile alla stimolazione elettrica, variando la sua resistenza in relazione ai segnali cerebrali. Grazie a questo approccio, possiamo ottenere uno spettro di segnali molto più ampio e dettagliato rispetto ai sistemi tradizionali. L'acquisizione e l'elaborazione dei dati sono ulteriormente ottimizzate attraverso tecniche di ricostruzione e minori compensazione software, che permettono di interpretare i segnali in modo preciso e affidabile, anche in condizioni di elevata variabilità biologica. Questa versione è destinata ai soggetti che presentano patologie gravi, che necessitano di una attenzione costante e precisa la dove il software può talvolta non essere sufficiente.
EEG nella seconda versione di A.N.D.R.E.A.
Nella seconda versione di A.N.D.R.E.A., abbiamo ridefinito il paradigma di acquisizione dei segnali encefalici, partendo dall'assunto che, oltre alle tradizionali letture dirette delle aree cerebrali, sia possibile acquisire segnali derivanti da attività cerebrale indiretta. Questa attività può essere mediata attraverso l'integrazione di tutti quei processi che influenzano l'asset neurale in aree distanti dalla fonte primaria del segnale. Le correnti elettriche generate nel cervello si propagano lungo il midollo spinale e a livello endotessutale locale raggiungendo anche la regione cervicale, con un'intensità estremamente ridotta motivo per cui la possibilità di rilevarle diminuiscono notevolmente a causa della distanza e della schermatura imposta dai tessuti circostanti. In questa versione, il dispositivo utilizza un elettrodi esterni che si basano su rilevamenti meno precisi rispetto alla versione ad inserimento profondo. L'approccio si concentra principalmente sull'acquisizione di segnali parlziali delegando maggiormente al software. Si dia per assunto che a questi livelli di osservazione corrispondono alle piccole, minuscole fluttuazioni elettriche derivanti da attività cerebrale e che poiché il rilevamento avviene a distanza dal sito di origine del segnale, il dispositivo sfrutta una maggiore interazione con il software per compensare la perdita di precisione. Questa versione è destinata principalmente a casi meno gravi, dove una rilevazione precisa a livello corticale è sufficiente per il monitoraggio e la gestione dei sintomi e per il monitoraggio clinico del soggetto. Vogliamo A.N.D.R.E.A. offre un approccio più accessibile e versatile, pur mantenendo un'interazione che permetta di ottenere letture efficaci, anche per le situazioni dove la gravità della condizione non preveda ne giustifichi l'uso di tecnologie invasive.
Gli ostacoli all'innovazione EEG
Oltre ai costi, ai permessi e a tutti quei fattori che definiscono la costruzione del percorso di ricerca, gli ostacoli pratici ai quali si cerca di far fronte sono rappresentati dalla natura stessa del sistema nervoso. La complessità e la variabilità individuale del cervello, unita alla sua protezione fisica tramite la barriera ematoencefalica, rendono estremamente difficile l'interazione diretta e il monitoraggio non invasivo. In questa visione, l'innovazione dei sistemi di interazione uomo-macchina implica un continuo sforzo per migliorare la fluidità e l'accuratezza del rilevamento, riducendo al contempo l'invasività dell'installazione.
La sfida principale risiede nell'integrazione dei segnali elettrici provenienti dal cervello con dispositivi non invasivi, senza compromettere la precisione o la qualità dei dati. Le tecnologie attuali, come gli elettrodi cranici o le tecniche di imaging, presentano limitazioni significative legate alla sensibilità e alla profondità dei segnali che possono essere rilevati, così come alla necessità di un'installazione fisica che spesso richiede interventi invasivi o complicati. Inoltre, la difficoltà nell'affrontare la variabilità biologica tra i diversi individui, come la diversa distribuzione dei segnali cerebrali e la diversa anatomia del cranio, è un ulteriore ostacolo nella creazione di dispositivi universali e altamente adattabili.
Per superare questi ostacoli, è necessario un continuo sviluppo di algoritmi avanzati che possano "compensare" la perdita di segnale derivante dall'invasività minima, e ottimizzare l'accuratezza dei dati rilevati. Un altro elemento critico riguarda la miniaturizzazione dei dispositivi, che deve andare di pari passo con l'aumento delle capacità computazionali, permettendo così di ottenere risultati più rapidi e precisi pur mantenendo il comfort e la semplicità d'uso per l'utente finale.
Approfondimento e accenni teorici
I potenziali da campo, sono generati principalmente dall'attività sinaptica; dal momento che non intendiamo innestare elettrodi a livello sintattico, la misurazione di questi segnali elettrici in maniera non invasiva è legata a diverse sfide teoriche e pratiche, come la migliorata risoluzione spaziale richiesta per raccogliere segnali specifici da regioni cerebrali profonde, e la necessità di compensare gli artefatti provenienti dai movimenti muscolari e dalle strutture ossee. La barriera ematoencefalica (coinvolta ad esempio nella sclerosi multipla), che protegge il cervello da agenti esterni, rappresenta un ostacolo significativo nell'accesso ai segnali cerebrali a meno che non vengano utilizzati dispositivi invasivi o semi-invasivi (come gli elettrodi intrusivi). Tuttavia, le recenti ricerche puntano a tecnologie non invasive come la magnetoencefalografia, che registrano l'attività senza una violazione dei tessuti. Sebbene queste tecniche possiedano il vantaggio di non danneggiare fisicamente il corpo, la profondità di rilevamento è limitata dalle proprietà dielettriche dei tessuti (come il cranio e la pelle) che attenuano i segnali elettrici, riducendo la qualità e la precisione delle misurazioni. Le teorie di propagazione dei segnali cerebrali suggeriscono che i segnali provenienti da aree cerebrali più profonde, come il cervelletto o il tronco encefalico, sono particolarmente difficili da rilevare a causa della loro bassa intensità e della schermatura imposta dalle ossa craniche. Per questo motivo, la ricerca moderna si concentra su approcci ibridi, che combinano tecniche di rilevamento non invasive con l'intelligenza artificiale e algoritmi di machine learning per migliorare la qualità del segnale, identificando e correggendo artefatti. Un altro aspetto teorico importante riguarda la variabilità biologica: ogni individuo ha una configurazione unica nel suo sistema nervoso, con differenze nella posizione delle aree cerebrali, la resistenza dei tessuti e la connettività neuronale. Le tecnologie personalizzate sono quindi fondamentali per ottenere risultati accurati e per ridurre l'invasività nelle applicazioni cliniche e preventive. Concludendo, la sfida teorica sta nel trovare il giusto equilibrio tra la riduzione dell'invasività e l'affidabilità delle misurazioni, ottimizzando le tecnologie esistenti attraverso l'innovazione nelle metodologie di rilevamento e nell'elaborazione del segnale.
TECNOLOGIE COMPLEMENTARI
A.N.D.R.E.A. non manca di tecnologie complementari più "classiche" a completare il disegno di questo dispositivo. Sono stati aggiunti sensori di vario genere a completare il disegno. Abbiamo strutturato A.N.D.R.E.A. in un ottica full integrate che consenta il dinamismo dei dati raccolti. A seguito proponiamo alcuni esempi di come abbiamo concepito il prototipo, A.N.D.R.E.A.
Microfoni ad alta sensibilità
A.N.D.R.E.A. è dotato di due microfoni MEMS ad alta sensibilità, orientati verso l’utente per garantire una raccolta ottimale dei suoni organici. Questa caratteristica non solo riveste un’importanza cruciale per la diagnosi e la prevenzione, ma rappresenta anche un elemento chiave per la pulizia dei segnali acquisiti. Particolarmente nella seconda versione di A.N.D.R.E.A., dove il rilevamento avviene dall'esterno, la capacità di convertire i rumori captati dai microfoni in dati significativi potrebbe migliorare sensibilmente l’accuratezza del filtraggio. Inoltre, l’acquisizione di una vasta gamma di parametri fonometrici consente al dispositivo di ottimizzare l’efficienza di altri sistemi integrati. Ad esempio, nel caso del rilevamento del battito cardiaco, l’analisi delle fluttuazioni può essere ulteriormente affinata attraverso l’elaborazione di dati fotometrici, offrendo risultati più precisi e affidabili.
Ossimetro e rilevamento del battito cardiaco
Il nostro dispositivo integra un sensore di ossigenazione sanguigna e un rilevatore del battito cardiaco, consentendo il monitoraggio in tempo reale di parametri vitali fondamentali. Grazie all'integrazione con un software avanzato, è possibile analizzare il tono cardiovascolare, calcolare la frequenza respiratoria e individuare potenziali anomalie nei regimi abituali del soggetto. In particolare, per i pazienti affetti da patologie polmonari, l'affinamento e l'ottimizzazione di queste tecnologie possono svolgere un ruolo cruciale nella prevenzione di aggravamenti, oltre che nel loro controllo. In situazioni di emergenza, il sistema è in grado di gestire automaticamente chiamate ai servizi di emergenza e notifiche al personale dedicato, inclusi i familiari, garantendo un intervento tempestivo. Siamo fermamente convinti che il primo passo per aiutare qualcuno sia la prevenzione, e attraverso questa tecnologia, puntiamo a migliorare la qualità della vita e a garantire maggiore sicurezza per i pazienti.
Sensore Giroscopico & Accelerometro
Il monitoraggio della posizione spaziale e della propriocezione è fondamentale nell'analisi medica, in particolare per la diagnosi precoce e il monitoraggio di diverse patologie. Un esempio evidente si riscontra nelle malattie neurodegenerative, come i parkinsonismi atipici, dove uno dei primi segnali di insorgenza e peggioramento è l'inarcamento del busto in avanti e l'aumento dell'apertura del passo. Questo comportamento, sebbene involontario, rappresenta una risposta del paziente alla perdita di equilibrio.Tuttavia, è spesso difficile da riconoscere come segno patologico, sia per chi osserva sia per il paziente stesso, che fatica ad associare questo cambiamento a una condizione di malattia.Questo dimostra quanto sia cruciale analizzare l’inclinazione del corpo e monitorarne i cambiamenti nel tempo per facilitare una diagnosi precoce. Un ulteriore esempio riguarda le patologie che coinvolgono la degenerazione corticale e le strutture piramidali. In questi casi, si verificano alterazioni del cammino, come il trascinamento del piede, che non si solleva correttamente. Spesso il paziente si rende conto del problema solo tardivamente, descrivendo il sintomo come una sensazione di "essere appiccicato a terra". Analizzare l’asse verticale durante il movimento, insieme alla misurazione della sua sinusoide, potrebbe consentire di identificare questi cambiamenti in fasi precoci, favorendo diagnosi preventive più efficaci. Inoltre, l’utilizzo di sensori avanzati consente di monitorare le cadute, una problematica particolarmente rilevante per anziani e soggetti vulnerabili, che per ragioni naturali o patologiche tendono a perdere l'equilibrio. Sebbene non sia ancora possibile prevenirle completamente, un sistema avanzato può rilevare le cadute in tempo reale. Tale tecnologia potrebbe fungere da “companion” sempre attivo, capace di allertare i soccorsi anche in caso di perdita di coscienza del paziente. Questo sistema sarebbe in grado di fornire informazioni precise sullo stato di salute del soggetto, indicando la direzione e la forza della caduta, oltre a stimare il punto di impatto più probabile. In questo modo, gli operatori sanitari potrebbero intervenire con maggiore tempestività e consapevolezza, anticipando le necessità del paziente. Queste tecnologie, pur non essendo del tutto innovative, rappresentano una transizione significativa verso un uso più avanzato e accessibile dell’innovazione tecnologica. Grazie all’intelligenza artificiale, ciò che un tempo era complesso e riservato a pochi è oggi alla portata di molti. Sistemi come A.N.D.R.E.A. aprono nuove prospettive per il monitoraggio e la prevenzione, rendendo possibili interventi mirati e migliorando la qualità della vita dei pazienti.
Sensore di temperatura integrato
Abbiamo deciso di integrare un sensore di temperatura, che ci permette di monitorare non tanto la temperatura attuale del soggetto — un aspetto complesso da gestire, considerata la specificità tecnica dei termometri dedicati — quanto piuttosto le variazioni termiche nel tempo. Questo approccio è particolarmente utile per i soggetti affetti da malattie croniche, nei quali lo sviluppo di infezioni o infiammazioni rappresenta un grave rischio, soprattutto in presenza di patologie autoimmuni caratterizzate da deficit immunologici. Per questi pazienti, la prevenzione e la capacità di rilevare tempestivamente stati infettivi possono fare la differenza tra un aggravamento significativo, che potrebbe richiedere una lunga e complessa degenza, e una diagnosi precoce, che consente interventi mirati e una rapida guarigione. L'osservazione delle variazioni termiche assume un ruolo cruciale anche perché permette di individuare cambiamenti corporei che potrebbero sfuggire a una percezione immediata. Questi segnali possono indicare l’insorgere di patologie, contribuendo a migliorare l’efficacia delle misure preventive e terapeutiche adottate.
Sensore di temperatura integrato
Abbiamo deciso di integrare un sensore di temperatura, che ci permette di monitorare non tanto la temperatura attuale del soggetto — un aspetto complesso da gestire, considerata la specificità tecnica dei termometri dedicati — quanto piuttosto le variazioni termiche nel tempo. Questo approccio è particolarmente utile per i soggetti affetti da malattie croniche, nei quali lo sviluppo di infezioni o infiammazioni rappresenta un grave rischio, soprattutto in presenza di patologie autoimmuni caratterizzate da deficit immunologici. Per questi pazienti, la prevenzione e la capacità di rilevare tempestivamente stati infettivi possono fare la differenza tra un aggravamento significativo, che potrebbe richiedere una lunga e complessa degenza, e una diagnosi precoce, che consente interventi mirati e una rapida guarigione. L'osservazione delle variazioni termiche assume un ruolo cruciale anche perché permette di individuare cambiamenti corporei che potrebbero sfuggire a una percezione immediata. Questi segnali possono indicare l’insorgere di patologie, contribuendo a migliorare l’efficacia delle misure preventive e terapeutiche adottate.
Un punto focale
A.N.D.R.E.A. è un progetto ambizioso che va oltre il semplice monitoraggio avanzato. Nel prototipo è già integrato un modello di stimolazione neurale, che sarà presto testato, compatibilmente con la strumentazione disponibile, per valutarne efficacia e risultati. Questo sistema innovativo, combinato con le tecnologie che rendono A.N.D.R.E.A. un dispositivo biomedicale all’avanguardia, consente non solo di monitorare la salute di un soggetto, ma anche di intervenire attivamente per trattare e curare le cause alla radice. Come per l'intero ecosistema di A.N.D.R.E.A., abbiamo progettato e prototipato una prima versione estremamente versatile di un sistema di stimolazione neurale. Questo sistema mira a modulare le reazioni elettrochimiche già esistenti, intervenendo in modo non invasivo e rispettoso della struttura biologica. Così, permette di influenzare le combinazioni sinaptiche in maniera mirata e sicura.
NEUROSTIMOLAZIONE un accenno
La neurostimolazione è una tecnica ben conosciuta, con comprovati benefici. Si tratta di una terapia che utilizza segnali elettrici per bloccare le vie di ricezione del dolore. Sul mercato esistono già dispositivi che impiegano la neurostimolazione locale, come nel caso del nervo vago, i cui effetti sono stati ampiamente convalidati.
NEUROSTIMOLAZIONE o INTERFERENZA ?
Durante la progettazione di A.N.D.R.E.A., ci siamo resi conto che la descrizione delle meccaniche che intendevamo realizzare non era del tutto appropriata all'uso del termine "neurostimolazione". Non è infatti nostro intento stimolare il sistema nervoso nel senso tecnico del termine, ma piuttosto influenzarlo inviando informazioni che possano essere codificate. Preferiamo quindi utilizzare il termine "interferenza", poiché il nostro sistema, basandosi su due punti dipolari, genera segnali in grado di indurre reazioni precise, mirate e desiderate. Questo chiarisce la nostra intenzione di non forzare un risultato, ma di ottenerlo attraverso tecniche mirate e codificate a livello neurologico.
INTERFERENZA preconcetti teorici
La neurostimolazione rappresenta una base teorica consolidata, comunemente associata alla somministrazione di stimoli elettrici, magnetici o chimici volti a modulare l’attività del sistema nervoso. Questo approccio è ampiamente utilizzato in ambito medico, sia per attivare neuroni specifici superando le loro soglie di eccitazione, sia per modulare intere reti neurali, influenzandone l’interazione. Tuttavia, il concetto di "interferenza" che intendete proporre si differenzia significativamente dalla neurostimolazione tradizionale. L’interferenza, infatti, non si propone di stimolare direttamente i neuroni, bensì di influenzarli mediante segnali progettati per essere codificati dal sistema nervoso. Questo approccio non impone un risultato specifico, ma piuttosto induce una risposta mirata, favorendo una reazione che emerge da un’interazione naturale tra il sistema nervoso e i segnali trasmessi. La nostra presunzione? L'adattamento del sistema tecnologico a quello biologico, affinché quest’ultimo possa apprendere e integrare le meccaniche trasmesse.
INTERFERENZA nel prototipo
La neurostimolazione rappresenta una base teorica consolidata, comunemente associata alla somministrazione di stimoli elettrici, magnetici o chimici volti a modulare l’attività del sistema nervoso. Questo approccio è ampiamente utilizzato in ambito medico, sia per attivare neuroni specifici superando le loro soglie di eccitazione, sia per modulare intere reti neurali, influenzandone l’interazione. Tuttavia, il concetto di "interferenza" che intendete proporre si differenzia significativamente dalla neurostimolazione tradizionale. L’interferenza, infatti, non si propone di stimolare direttamente i neuroni, bensì di influenzarli mediante segnali progettati per essere codificati dal sistema nervoso. Questo approccio non impone un risultato specifico, ma piuttosto induce una risposta mirata, favorendo una reazione che emerge da un’interazione naturale tra il sistema nervoso e i segnali trasmessi. La nostra presunzione? L'adattamento del sistema tecnologico a quello biologico, affinché quest’ultimo possa apprendere e integrare le meccaniche trasmesse.
ELETTRODI
La scelta dell'elettrodo non è secondaria. Nelle due versioni di A.N.D.R.E.A. abbiamo concepito due tecnologie di rilevamento differenti una delle quali assolutamente innovativa, difficile e per questo, personalmente particolarmente apprezzata, portando concettualmente all'interazione tra diverse tecnologie biomediche.
ELETTRODI nel prototipo,
seconda versione di A.N.D.R.E.A.
Nella seconda versione di A.N.D.R.E.A. di cui abbiamo realizzato un prototipo, abbiamo optato funzionalmente per un sistema di rilevazione basato su punti, secondo la base teorica descritta nel paragrafo sulla destra `EEG nella seconda versione di A.N.D.R.E.A`. Il successo di questa tecnologia dipenderà dalla capacità di rilevare variazioni significative e conseguenti a stimoli e condizioni reali. Il sistema è progettato per essere non invasivo e il suo cuore è costituito dall'elaborazione software dei dati. Utilizzando tecniche di Machine Learning, intendiamo implementare algoritmi complessi che, partendo da un'acquisizione parziale, siano in grado di ricostruire l'intero spettro del segnale di origine. Questa struttura consentirebbe idealmente di migliorare la precisione del monitoraggio cerebrale, ottimizzando l'affidabilità dei dati raccolti anche in assenza di un'acquisizione completa, e aprendo la strada a applicazioni in contesti clinici e di monitoraggio a lungo termine.
ELETTRODI nella concezione,
destinati alla prima versione di A.N.D.R.E.A.
Gli elettrodi, nel contesto completo del progetto, rappresentano una delle componenti più ambiziose del nostro lavoro. In questa applicazione tecnologica, l'elettrodo è inserito a livello sottocutaneo, sotto i bulbi piliferi dove questi non possano essere intaccati, garantendo un contatto diretto con i tessuti superficiali senza penetrare il cranio. Una delle principali sfide che affrontiamo riguarda la difficoltà nel rilevare i segnali neurologici in modo efficace, riducendo al minimo l'invasività. A.N.D.R.E.A. è concepito come un dispositivo versatile e adattabile, pensato per essere utilizzato sia da soggetti giovani che anziani. Per questo motivo, ci siamo impegnati a sviluppare una soluzione che preveda un'installazione compatibile con il maggior numero possibile di utenti, minimizzando il rischio di incompatibilità e riducendo le probabilità di rigetto legate a materiali e tecniche.
ELETTRODI nella concezione,
definizione dei principali punti d'interesse
Iniziamo col definire le caratteristiche degli elettrodi, che vanno oltre al semplice dire "non invasivo". Le tre caratteristiche principali che abbiamo identificato sono:
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la portabilità quotidiana: Gli elettrodi devono garantire comfort per un utilizzo quotidiano e costante, essere adatti a diverse circostanze ambientali, come variazioni di altitudine e temperature, e rispondere a esigenze pratiche per l'essere umano. Devono essere comodi, impercettibili e richiedere la minima manutenzione, oltre ad essere facilmente installabili e rimovibili, con una degenza post-operatoria ridotta al minimo.
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Riduzione della complessità: riguarda sia l'installazione che la rimozione degli elettrodi. Questi devono poter essere applicati in modo semplice e rapido, adattandosi facilmente al contesto di analisi, senza causare disagio significativo durante la fase post-operatoria. Allo stesso modo, la procedura di rimozione deve essere altrettanto semplice e non invasiva. La complessità viene inoltre ridotta nelle fasi di manutenzione, che devono essere minime e non richiedere un intervento frequente. L'obiettivo non è creare una dipendenza tra paziente e struttura sanitaria, ma piuttosto permettere una gestione autonoma e flessibile. Sebbene sia difficile definire con precisione cosa si intenda per 'semplice', la riduzione della complessità si applica a vari aspetti di questa tecnologia, puntando a un'interazione agevole e senza frizioni.
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Efficienza di rilevamento: Gli elettrodi devono garantire un rilevamento preciso e affidabile. Il sistema 10-20, secondo lo standard internazionale, richiede l'uso di circa 21 elettrodi (variabile percentile), poiché prevede che questi siano posizionati a intervalli del 10% o 20% della distanza tra punti anatomicamente definiti sulla testa. Questo approccio consente un monitoraggio accurato delle attività cerebrali, localizzando il rilevamento nelle principali regioni del cervello. Ad esempio, uno dei punti più comuni di applicazione riguarda l'area centrale e parietale, utile per un'analisi complessiva delle onde cerebrali. Altri sistemi, come quelli per applicazioni più invasive o specifiche, prevedono invece l'installazione intracranica di elettrodi, che consentono un monitoraggio ancora più dettagliato, ma comportano maggiore complessità e rischio. Nella nostra concezione ci sono 6 elettrodi, incluso quello di riferimento, i quali attraverso le soluzioni teorizzate ed espresse a seguito ci dovrebbero consentire di ovviare agli estremi proposti mantenendo un efficace regime di rilevamento.
Dunque parliamo di una tecnologia ambiziosa, complessa che mette al centro il benessere della persona attraverso l'applicazione di tecnologie innovative. Abbiamo escluso dall'elenco precedente fattori come l'atossicità ed il rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza e salute. Di seguito esporremo come nella nostra teorizzazione ci siamo avvicinati ad idealizzare questa tecnologia.
ELETTRODI nella concezione,
prima soluzione meccanica proposta
In una prima visione teorica di questi elettrodi, possiamo intravedere l'applicazione di una tecnologia avanzata e solida. Abbiamo ipotizzato l'impiego del grafene, un materiale rivoluzionario grazie alla sua struttura bidimensionale e all'elevatissima conducibilità elettrica. Queste caratteristiche lo rendono ideale per la raccolta di segnali estremamente deboli con alta precisione.
Il grafene, grazie alla sua conducibilità, può essere descritto attraverso la relazione della conducibilità elettrica σ:
σ=ρ/1
Dove ρ rappresenta la resistività elettrica del materiale. Per il grafene, σ raggiunge valori estremamente elevati (dell'ordine di 106 S/m), garantendo una trasmissione rapida e precisa dei segnali. Inoltre, il basso rumore elettronico del grafene è un altro fattore chiave nella rilevazione di segnali deboli, descrivibile con la formula del rumore Johnson-Nyquist:
Vn = sqrt(4kBTRΔf)
Dove:
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Vn è il rumore della tensione
-
Kb è la costante di Boltzmann
(pressione * volume /
/ temperatura assoluta * num. molecole di gas) -
R è la resistenza del materiale
-
e Δf è la larghezza di banda in analisi
Per garantire l'idoneità del grafene in un contesto biologico, il materiale proposto dovrebbe essere sottoposto a trattamenti specifici volti a migliorare la biocompatibilità e a renderlo sicuro per applicazioni a lungo termine all'interno del corpo.
τ = F/A
Definiamo dunque la tensione meccanica come:
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La forza F
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su area A del materiale
La flessibilità meccanica intrinseca del grafene rappresenta un vantaggio cruciale, consentendo un adattamento ottimale ai tessuti molli e riducendo potenziali irritazioni o altri effetti collaterali.
La struttura basata su un singolo strato di carbonio conferisce al materiale un'elevata resistenza meccanica, permettendo la miniaturizzazione degli elettrodi a favore della portabilità e della discrezione. La produzione di uno strato conduttivo di grafene potrebbe avvenire tramite tecniche avanzate come la deposizione chimica in fase vapore (CVD), che garantisce una notevole uniformità e qualità del materiale depositato. Per quanto riguarda i materiali di supporto, abbiamo preso in considerazione il polidimetilsilossano (PDMS), uno dei siliconi più comunemente utilizzati in ambito biomedico. Tuttavia, questo materiale è stato scartato poiché presenta caratteristiche che non lo rendono adatto per applicazioni a lungo termine.
Inoltre, alcune varianti di grafene hanno dimostrato proprietà sorprendenti, come la capacità di eliminare selettivamente i monociti, indicatori di malattie infettive e infiammazioni. Questo rafforza ulteriormente la tesi della versatilità del materiale, suggerendo potenziali applicazioni innovative nel campo della medicina diagnostica. Le principali complicazioni associate a questo approccio riguardano aspetti meccanici e produttivi. L'elaborazione del grafene su scala industriale può risultare particolarmente complessa e dispendiosa, e non sempre garantisce un successo applicativo immediato. Nonostante ciò, le prospettive offerte da questo materiale giustificano ulteriori investimenti e ricerche per superare le sfide tecniche e sfruttare appieno il suo potenziale.
ELETTRODI nella concezione,
seconda soluzione meccanica proposta
In una seconda visione teorica, esploriamo il campo dei materiali nobili.
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In primis l'oro, già presente nel corpo umano per circa 0.2 mg / 70 kg, è un materiale dall'elevatissima capacità di conduzione elettrica.
Descriviamo la conducibilità come:
σAu ≈ 4.1 × 107 Simens per metro
Biologicamente parlando, l'oro può portare a complicanze legate alla tossicità renale ed epatica oltre che eczema e dermatiti. Ciò nonostante l'elevata resistenza a corrosione ed ossidazione fanno di questo un materiale interessante per la stagnazione in un'ambiente potenzialmente ostico come il corpo umano. Le sue caratteristiche meccaniche gli donano particolare semplicità nella lavorazione ma purtroppo, vista la sua rigidità strutturale, se utilizzato in forme massicce potrebbe presentare la necessità di supporti flessibili, per un uso subdermico.
Potremmo descriverne la scarsa resistenza strutturale n forma massiccia come:
σs =F/A (che per l'oro è circa 120 mega Pascal)
Abbiamo toccato anche la possibilità di utilizzare l'oro come rivestimento per l'eventuale nucleo dell'elettrodo, anche se rimaniamo incerti data la facilità di rottura di questo materiale sotto determinati dimensioni di spessore.
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In secondo luogo, ci avviciniamo al conosciuto platino, già utilizzato in dispositivi medici come i pacemaker. Questo materiale vanta un’elevatissima biocompatibilità, una buona accuratezza nella trasmissione dei segnali elettrici e un’interessante resistenza alle reazioni elettrochimiche, rendendolo particolarmente valido in ambienti biologici.
Ne potremmo descrivere la resistenza alla corrosione con il potenziale di corrosione standard pari a circa 1.20 volt in più rispetto all'idrogeno.
Tuttavia, le sue caratteristiche meccaniche rappresentano una sfida: la rigidità intrinseca del platino lo rende meno adatto ad adattarsi facilmente ai tessuti molli.
Si potrebbe accennare al modulo di elasticità di Young per descriverne la flessibilità ed otterremo circa:
EPt ≈ 168 Gigapascal
Per superare questa limitazione, si potrebbero considerare soluzioni ibride che prevedano l’utilizzo del platino in combinazione con substrati flessibili o polimeri biocompatibili. Ad esempio, uno strato ultrasottile di platino depositato su materiali come il Parylene-C, una struttura di anelli di benzene o il polidimetilsilossano, riferito precedente, potrebbe fornire la flessibilità necessaria per un’interfaccia stabile e confortevole con i tessuti. Va inoltre considerato che il costo elevato del platino rappresenta un ostacolo significativo. Nell’ottica di rendere queste tecnologie più accessibili, il platino potrebbe non essere né la prima né la seconda scelta, ma potrebbe trovare una nicchia d’uso in applicazioni specifiche dove la sua stabilità e durabilità a lungo termine giustificano l’investimento. In particolare, potrebbe essere impiegato in contesti di monitoraggio neurale avanzato o in sistemi che richiedono stimolazione elettrica ad alta precisione per lunghi periodi.
Si conclude osservando che abbiamo poi considerato altre soluzioni, come l'ossido di iridio, già utilizzato in dispositivi per la stimolazione neurale. Tuttavia, riconosciamo i nostri limiti: non possiamo essere tuttologi né pretendere di sapere tutto su ogni materiale o tecnologia.
Descriviamo fantasiosamente la nostra necessità con la seguente formula matematica:
V(x,t) = ∫_L κ(x) ⋅ (∂Q / ∂t) dx
Definendo dunque:
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V(x, t) il potenziale elettrico rilevato in funzione della posizione t lungo il filo il funzione del tempo
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K(x) il coefficiente di sensibilità del materiale che dipenderà dalla posizione e dalle proprietà dello strato di inserimento
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Q come la densità di carica locale
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∂Q / ∂t come la variazione temporale di una carica in un dato punto nel tempo
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L come la lunghezza d questo elettrodo (brutalmente filo)
Questo progetto richiede una collaborazione interdisciplinare, dove competenze specialistiche si intrecciano per affrontare sfide complesse e trovare soluzioni efficaci. Siamo consapevoli che approfondire ogni aspetto tecnico con la stessa profondità non è possibile, ma è proprio questa consapevolezza che ci spinge a cercare e coinvolgere esperti dei vari settori.
ELETTRODI nella concezione,
prima (e unica) soluzione biotecnologica concepita
Abbiamo voluto osare e spingerci a teorizzare possibili interazioni con la biotecnologia, immaginando un sistema innovativo basato su un nucleo costituito da miosina, o da un’altra proteina con proprietà elettro-meccaniche, integrato in una matrice tridimensionale. Questa matrice svolgerebbe il doppio ruolo di supporto strutturale e di trasduttore reattivo agli stimoli elettro-chimici lungo il percorso dell’elettrodo.
La miosina, nota per le sue capacità meccaniche eccezionali, come il suo ruolo nel trasporto intracellulare della serotonina, rappresenterebbe il nucleo attivo, capace di rispondere alle variazioni elettro-chimiche dell’ambiente circostante. Questo meccanismo permetterebbe di rilevare il segnale elettrico e, idealmente, amplificarlo. Va sottolineato che, per la mancanza di mezzi concreti, non possiamo determinare con assoluta certezza l’efficacia di un tale approccio. La scelta della miosina è puramente ipotetica e basata su alcune proprietà che l’hanno resa particolarmente interessante in questa fase teorica.
In termini di teorizzazione strutturale, immaginiamo che il nucleo proteico sia supportato da una rete conduttiva tridimensionale in grado di garantire continuità e mappatura delle variazioni di potenziale elettrico lungo tutta la lunghezza del "filo". Questo sistema, pensato per rilevare variazioni non in un unico punto ma lungo tutta la sua percorrenza, consentirebbe un monitoraggio distribuito punto per punto.
L’idea di base è che il potenziale elettrico V sia correlato non solo al punto finale dell’elettrodo, ma a ogni punto intermedio. Possiamo descrivere il fenomeno con una formulazione generale:
V𝒳 = 𝑓(x) ・( ∂Q / ∂𝒳 )
Idealmente, f(x) potrebbe essere ottimizzata utilizzando nuclei di machine learning per adattare il sistema a condizioni variabili. L’implementazione pratica di un tale sistema non è priva di ostacoli. Oltre alla necessità di creare una struttura stabile e bio-compatibile, capace di rispondere alle stimolazioni meccaniche dell’ambiente circostante, occorre affrontare questioni fondamentali legate alla validazione teorica del metodo. In particolare, sarà essenziale definire una struttura matematica concreta e robusta che possa rappresentare accuratamente il comportamento del sistema e supportare la realizzazione del disegno finale.
L'APPLICAZIONE TECNOLOGICA
Un classico rivisitato in chiave tech
Una scelta evoluta
Fin dall'inizio del progetto, abbiamo affrontato numerosi dubbi e superato molteplici ostacoli. Il nostro lavoro si è concentrato sulla formulazione e sulla confutazione di ipotesi e teorie, spingendoci fino ai limiti consentiti dai mezzi, dagli strumenti e dalle risorse a nostra disposizione. A.N.D.R.E.A. è un progetto ambizioso: queste tecnologie aprono le porte a una nuova frontiera della ricerca, offrendo opportunità di applicazione interdisciplinare che vanno ben oltre il campo della neurologia. Il concetto fondamentale alla base di A.N.D.R.E.A. è la possibilità di integrare nuove idee e sistemi innovativi per la diagnosi e la prevenzione, gettando così le basi per un progresso significativo in molteplici settori.
Il prototipo
Abbiamo sviluppato una serie di prototipi, ciascuno rappresentante un elemento chiave del disegno finale di A.N.D.R.E.A. Queste testing board, attraverso un processo iterativo, ci hanno permesso di esplorare a fondo il potenziale del progetto, evidenziando opportunità e guidandoci verso soluzioni sempre più efficaci. Inizialmente semplici tentativi per comprendere le tecnologie di base, i nostri sforzi si sono evoluti in test di diversi assemblaggi hardware per ottenere risultati più precisi in spazi sempre più ridotti. Con l'ultima versione, abbiamo definito e ottimizzato i principali componenti hardware in un formato estremamente compatto. Guardando al futuro, ci prepariamo a integrare funzionalità sempre più avanzate, puntando a un sistema che non solo risponda alle esigenze attuali, ma che si adatti e cresca insieme alle sfide tecnologiche e applicative del domani.
Rilevamento
L'ultimo prototipo di A.N.D.R.E.A. integra sistemi ottimizzati per il rilevamento di segnali EEG, progettati per essere completamente esterni e non invasivi, garantendo un'interazione confortevole e sicura
Sensoristica
In questa versione, abbiamo integrato sensori per l'analisi con l’obiettivo di raccogliere dati che possano essere interpolati per ottenere letture più accurate e soluzioni sempre più efficaci
AI Developpment
Resta costante il lavoro per lo sviluppo di una rete neurale funzionale efficace senza grosse risorse computazionali, e si affronta l'ostacolo di un accesso limitato a dati e dataset
Hype
Software makes the difference
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La funzionalità del prototipo risiede nella capacità di strutturare opportunamente un codice capace di sfruttare a peno le potenzialità hardware
SOFT SKILLS
RILEVAMENTO
anomalie e alterazioni biologiche
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Alterazioni regimi cariaci
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Alterazioni regimi respiratori
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Alterazioni degli stati febbrili
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Variazioni nei pattern neurologici
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Variazioni posturali significative
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Alterazioni dei ritmi circadiani
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Variazioni dell'ossigenazione
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Variazione del tono cardiovascolare
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Alterazioni nella risposta simpatica
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Variazioni nella risposta galvanica
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Rilevamento alterazioni del sonno
TRATTAMENTO
condizioni e sintomatologie
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Stabilizzazione del rapporto galvanico
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Compensazione disfunzioni neurologiche
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Riduzione sensazioni disagianti
(sono esempi nausea e dolori muscolari) -
Stimolazione localizzata mirata
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Incremento della concentrazione
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Applicazioni nell'ottimizzazione delle facoltà cognitive
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Incremento della qualità del sonno
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Miglioramenti dei cicli di recupero
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Interferenze nella riduzione dello stress
PREDIZIONE
eventi di rischio e pericolosi
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Predizione crisi epilettiche
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Predizione rischi cardiaci
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Predizione alterazioni emotive
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Predizione eventi ischemici
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Predizione eventi ipertensivi
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Predizione alterazioni neurali